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LUCA BELCASTRO / Libri / Diario sudamericano / Artículo Salvatore Couchoud

Diario sudamericano

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copertina diario sudamericanoLuca Belcastro
Diario sudamericano
Viaggio tra riti, musica e natura
LIBRO - in italiano
Moretti&Vitali 2012

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foto diario sudamericanoSalvatore Couchoud

Un musicista-scrittore comasco e la scelta di una vita controcorrente

Articolo tratto da Il Settimanale della Diocesi di Como (Como, Italia) del 23 giugno 2012


Gli occhi del viandante dentro un mondo ricco di fascino, melodie e colori, che l'Europa si ostina ancora a considerare il sud del mondo...

C'era una volta la letteratura del viaggio, e a quanto pare c'è ancora. Se l'Odissea omerica ne era l'archetipo riconosciuto, ad essa erano a vario titolo riconducibili alcuni celebri capolavori come "Il Milione" di Marco Polo e la stessa Commedia dantesca (fondamentalmente il racconto di un viaggio), a testimoniare la vitalità di un filone tematico che ha attraversato tutta la storia e tutti i generi della poesia e della narrativa universale, e che si è gradualmente inaridito, sino a prosciugarsi quasi del tutto, solo in epoche recentissime, quando al motivo dominante del viaggio iniziatico si è sostituito il gusto dell'esotico, alla conoscenza estesa e profonda delle culture l'ammirazione epidermica per l'eccentrico e il paradossale, al rispetto per la diversità l'ostentazione arrogante e pacchiana delle proprie, e mai certificate, credenziali di "superiorità" antropologica e civile, nello stile del turismo "per caso" o "fai da te", tutto foto-ricordo e souvenirs.
Il bel libro del compositore comasco Luca Belcastro, "Diario sudamericano. Viaggio tra riti, musica e natura", edito da Moretti&Vitali e prosecuzione ideale e consequenziale del precedente "Sacbeob. Scritti latinoamericani" del 2010, segna in tale direzione una brusca rottura e una clamorosa inversione di rotta, proprio perché interamente orchestrato e giocato sul filo della contrapposizione persistente e militante tra Occidente e Sud America, tra il mondo cioè dell'individualismo e dell'economicismo esasperati e quello del collettivismo congenito e radicale.
Con l'avvertenza, occorre sottolineare, che quest'ultima era la stessa condizione in cui versava la nostra società euro atlantica, prima che il corso della storia prendesse la piega che lo ha portato all'attuale degrado fondato sulla dismissione dei valori.
All'immagine del turista, per prima cosa, Belcastro oppone quella del "viandante", definita a pag.24 "figura rara, ma fortunatamente non in estinzione", ed è a partire da questa dicotomia preliminare che si va poi dipanando tutto l'intreccio delle antinomie irriducibili in cui si esaurisce l'universo narrativo dello scrittore, tra le quali spicca quella musicale, centrata sul contrasto tra la naturalità popolare e festosa delle danze latinoamericane e l'eccesso di tecnicismo che sovraccarica la musica occidentale. Per lo scrittore, che è in primo luogo un compositore di talento, come attestano gli innumerevoli riconoscimenti internazionali già raccolti ancor prima di intraprendere - era il 2007 - il viaggio in Sud America, "l'idea che un'esecuzione tecnicamente impeccabile sia culturalmente superiore a una danza di nativi locali è peculiarmente occidentale, e trova scarso riscontro nella realtà. Il fatto al contrario che in alcune aree del Cile o del Perù si svolga un intero anno di raduni e preparativi per infine arrivare alla festa comunitaria, dimostra che il concetto di cultura è per sua natura indissociabile da quello di partecipazione e ritualità, e quindi dal rinvio implicito alla tradizione e alla funzione che questa adempie nell'ambito della vita sociale. Il progetto 'Germina.Cciones... - primaveras latinoamericanas' che stiamo portando avanti a sostegno della valorizzazione della musica di quei paesi vuole appunto ribadire con forza l'assunto in base al quale la creatività, inclusa quella musicale, non è tanto il requisito intangibile del genio isolato, ma assume spessore e valore proprio alla luce della sua risonanza sociale che dà adito alla condivisione delle esperienze. I tradizionali generi musicali suonati in Cile, in Perù, in Bolivia, in Messico, a Cuba come in Argentina, Guatemala o Uruguay, dalla cueca alla marinera e dal tango alla varietà molteplice delle danze locali, non solo riflettono una cultura artisticamente evoluta custodita da tempo immemorabile nei più reconditi meandri della tradizione autoctona, ma valgono il più delle volte a rimuovere steccati e abbattere quelle linee di demarcazione imposte dalle autorità cittadine, estranee alla sensibilità comune perché assimilate dalle leggi occidentali. A spingermi a compiere questo excursus fisico e insieme spirituale nelle più ignote regioni di quel continente, come per esempio la Patagonia, fu proprio l'esigenza di attivare percorsi alternativi che mi consentissero di infrangere gli schemi convenzionali da cui ha origine la solitudine occidentale, che nasce a partire dalla cristallizzazione di un modello narcisistico al quale uniformare una strategia di condotta e un'intera esistenza, anche se alla fine tutto si riduce a indossare nient'altro che un'etichetta". La musica come occasione, e forse anche alibi e pretesto, per muovere all'esplorazione del mondo e, in definitiva, di se stessi. Perché ogni ricerca deve anzitutto condurre a un ritrovarsi, non essendo possibile rimanere per troppo tempo lontani da casa. Come in ogni letteratura del viaggio che si rispetti.

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